News from the Italian Producers Project
Barbara Corsi Presents on Producer Salvo DAngelo at the University of Milan
Head researcher Dr Barbara Corsi gave a talk from her work undertaken for the Italian Producers Project. Her talk was entitled, "Salvo D’Angelo produttore europeo" and it was given at the conference: "I cattolici e il cinema in Italia tra gli anni ’40 e gli anni ’70". Università degli Studi di Milano. Milano, 8-10 giugno 2016
Abstract:
Produttore dimenticato o spesso accusato di essere un avventuriero ambizioso e megalomane, Salvo D’Angelo fu piuttosto un imprenditore audace, talvolta spregiudicato, ma in molti casi anche un uomo d’onore. Per lealtà verso i suoi finanziatori tacque la vera causa del fallimento dell’Universalia, e dopo il suo ritiro dal cinema intervenne pubblicamente solo una volta, per rivendicare la paternità di Germania anno zero di Roberto Rossellini.
Nelle lettere private D’Angelo parla della “sua” Universalia, avvalorando con questo aggettivo, quanto l’Universalia – e non la Orbis di cui pure fece parte – fosse la società dove poté meglio esplicare la sua politica produttiva, indirizzata con molta lucidità a rilanciare su grande scala il cinema italiano nel panorama internazionale. La sua determinazione nel perseguire combinazioni produttive italo-francesi ben prima della firma ufficiale del trattato nel 1949, lo rende uno dei precursori del progetto di cinema europeo.
Troppo in anticipo sul corso ufficiale delle coproduzioni, troppo ambiziosa per gli orizzonti del tempo, la parabola di Salvo D’Angelo svela quanto le spinte e le necessità della produzione cinematografica siano dissonanti rispetto alla politica economico-finanziaria dei governi 1947-1951. I provvedimenti einaudiani e le iniziative dei successivi governi De Gasperi innescano una catena di eventi, che, indipendentemente dal merito dei prodotti e dalle dinamiche del mercato, porteranno fatalmente al fallimento dell’Universalia, colpita da ‘fuoco amico’.
Salvo D’Angelo has always been considered an ambitous adventurer, whereas in reality he was a daring producer. During five years only (1947-1952) he made masterpieces like La terra trema, a kolossal like Fabiola and the first official Italian-French coproduction, La bellezza del diavolo. He was aware of the importance of the European film industry before many other producers and tried to launch italian cinema practising the Italian-French collaboration on a large scale before the official agreement (1949).
Despite the success of the films, his Universalia company went bankrupt, but D’Angelo kept the secret of the reasons for the failure out of loyalty to his partner. Then he retired from film business and broke his silence later just to claim he had been the producer of Germania anno zero (Roberto Rossellini).
The story of Salvo D’Angelo reveals the gap between needs and ambitions of the italian film industry and the means to fulfil them in the postwar years. Rather than supporting film production, the economic policies of the De Gasperi government caused trouble in securing finance and gave rise to the failure of Universalia, struck by friendly fire.