Sebbene siano presenti spie lessicali che conducono al genere ‘crociato’ (vv. 18 e 22) la canzone è un semplice esercizio cortese basato sul modello delle più famose chansons de départie a voce lirica maschile (mi riferisco soprattutto a RS 1125 di Conon de Béthune, RS 679 del Castellano di Couci, RS 1126 di Hugues de Berzé, RS 795 di Gautier de Dargies, RS 757 di Thibaut de Champagne e RS 499 di Chardon de Croisilles). In particolar modo, le strofi III e IV presentano in figura di iperbole il concetto che l’amore provocato dalla bellezza e dalla cortesia della dama amata renderebbe migliore l’amante ovunque questi si trovasse, anche se fosse outre la meir (v. 18), anche se fosse in Suria (v. 22). Il tema della Crociata è portato dunque alla sua rarefazione estrema, sul modello della canzone di Raoul de Soissons RS 1154, databile al ritorno in Francia dalla settima spedizione, tra il 1254 e il 1265 (cfr. Toury 1989, p. 105 e Barbieri 2015, nota al testo), con cui condivide anche l’esaltazione della signoria d’Amore e del legame inscindibile tra il canto e la gioia amorosa, oltre che la presenza di motivi topici per cui si veda infra. Come si diceva, è solo l’ultima strofa, trasmessa unicamente da U, a presentare i motivi che fanno accostare questa canzone al sottogenere delle chansons de départie, e per questa ragione essa potrebbe essere considerata un rimaneggiamento isolato in senso ‘crociato’: 1) il motivo del doppio servizio (vv. 29-30), alla dama e al Signore, e 2) quello ormai tradizionale del corpo che si allontana nel passagium mentre il cuore non riesce a staccarsi dalla donna amata (vv. 31-33, con la dichiarazione finale di stampo cortese, vv. 34-35).

1Novelle ... mise: l’aggettivo è stato condiderato nel suo impiego avverbiale associato al participio passato e non al sostantivo Amor.

Amor: il ms. U mantiene la s segnacaso sia al v. 1 che al v. 4.

5me doigne cuer joiant: si noti la variante della versione di U: de mon desir me doint Dex cuer joiant, in cui l’appello a Dio potrebbe essere dovuto alla volontà di inserire la canzone entro il contesto di una crociata, coerente con la quinta strofe.

8se: qui, in posizione iniziale come ai vv. 15, 18, 22, ha valore concessivo (cfr. Jensen 1990, § 976, p. 508), comprovato dalla presenza in U di se tot al v. 22.

Bédier, che segue la grafia e sostanzialmente la versione di U (pur con frequenti accoglimenti della lezione di C ai vv. 3, 5, 6, 12, 13, 14, 20, 21, 22, 26, 27, 28), pone a testo Se j'ai toz jors chanté a ma devise, con anticipazione della formula temporale.

10moi doigne cuer et talent: l’espressione si ripete, con il pronome oggetto diretto, al v. 28 (me done cuer et talent de chanteir); si veda anche 5 me doigne cuer joiant.

18aincor: l’avverbio è inteso con valore concessivo (cfr. Ménard 1968, § 122) per sottolineare la immagine iperbolica e la straordinarietà della possibilità che il poeta possa recarsi in Terrasanta. Bédier preferisce tradurre con: «fussé-je déjà outre la mer».

19se: con valore asseverativo, cfr. Foulet 1919, § 354.

20Nelle due versioni di C e U i distici finali delle strofi III e IV sono trascritti scambiati C 20-21 ke sa biaulteis et sa grant cortoisie / et si et lai me puet bien amandeir – U 20-21 car sa bealtez et sa granz seignorie / me done cuer et voloir de chanter, e C 27-28 Douce dame, la vostre signorie / me done cuer et talent de chanteir – U 27-28 car sa beltez et sa grant seignorie / et ci et la me puet bien amader. La lezione qui posta a testo al v. 20, ke sa biaulteis et sa grant cortoisie, è stata trascritta due volte in U, ai vv. 20 e 27, con variazione della parola in rima, signorie, che tuttavia si ritrova in C in fine verso 27, dove mi pare renda meglio il concetto che la sovranità della dama (cioè d’Amore) favorisce il canto. La versione di C è stata dunque seguita anche in questo caso come più coerente al senso del discorso.

22Surie: è presente in rima anche in Conon de Béthune RS 1125, 9 Por li m’en vois sospirant en Surie, in Gautier de Dargies, RS 795, 75-76 et en Surie / m’en vois pour li mout pensis e nelle due canzoni di crociata di Raoul de Soissons: RS 1154, 19 Bien m’ait Amors esproveit en Sulie e RS 1204,5 mes or ai pis c’onques n’oi en Surie.

23por ceu nen doi je pas mon cuer osteir: per la forma di negazione nen, attestata soprattutto nelle regioni orientali, cfr. Raoul de Soissons RS 1154, che al v. 23 presenta una lezione assai simile: n’onkes por ceu mes cuers nen fut partis. Il motivo della fedeltà alla condizione di fins amans, che rimane tale anche nel caso una lunga distanza si frapponga all’oggetto del suo amore (vv. 22-26), pare rispondere ai versi di Raoul de Soissons RS 1154, 28-31: N’est mervoille se fins amans oblie / aucune foix son amerous desir, / quant outre meir en vait sens compaignie / dous ans ou trois ou plux sens revenir.

Sul motivo della separazione tra cuore e corpo, ripreso al v. 32, e più volte nelle chansons de départie oitaniche (a partire da Conon de Béthune RS 1125, 7-8, e poi nel Castellano di Coucy RS 679, 23-24; nel Castellano d’Arras RS 140, 27-28 e nell’anonimo RS 1582, 5-6, cfr. le note relative), si vedano in particolare i versi di Raoul de Soissons RS 1154, 23-27: n’onkes por ceu mes cuers nen fut partis / ne decevreis de ma douce anemie, / ne en France per ma grant maladie, / ke je cuidai de ma goute morir, / ne se pooit mes cuers de li partir.

31-35Questi ultimi versi sono sostanzialmente un’eco della strofe precedente e possono essere avvicinati a quelli di Conon de Béthune RS 1125, 7-8 Se li cors va servir Nostre Signor, / li cuers remaint del tot en sa baillie e Chardon de Croisilles, RS 499, 3-8 Lessier m’estuet la riens qu’ai plus amee / por Damledieu servir, mon criator, / et neporquant tot remaing a Amor, / car tot li lez mon cuer et ma pensee: / se mes cors va servir Nostre Seignor / por ce n’ai pas fine amor oubliee.

34Sul dolore alla separazione dalla dama amata, cfr. Barbieri 2015, pp. 48-50.