Al tempo della settima crociata la separazione tra i due filoni francesi della canzone di crociata è ormai netta: se i testi di Raoul de Soissons sono sostanzialmente pure canzoni d’amore che accennano soltanto alla crociata, allo stesso tempo si assiste a una fioritura di testi esortativi o sirventesi politici di stile occitanico nei quali l’amore non ha alcun posto (RS 665a, RS 1729, RS 1738a, RS 1887). Con Raoul de Soissons si chiude definitivamente il filone delle canzoni d’amore con riferimenti alla crociata, ma con le contemporanee canzoni di esortazione o politiche, la più tarda delle quali risale al 1256, si chiude sostanzialmente anche il fenomeno delle canzoni di crociata francesi in generale. Sorprendentemente, non ci sono canzoni francesi scritte per l’ottava crociata, e solo due testi particolari sono posteriori a essa (RS 344a, RS 1656b). Le canzoni RS 1738a e RS 1729 segnano un effimero ritorno all’ottimismo religioso delle prime crociate, legato alla figura del re santo e al ruolo della Francia. Per questo motivo forse il testo non ricorre alle minacce di dannazione eterna che sono tipiche di una certa produzione francese (si veda per esempio Thibaut de Champagne RS 6, 27-28; Maître Renaut RS 886, 55-58; RS 1020a=1022, 15-24 e il refrain di RS 1548a) ma esalta invece la promessa del paradiso per chi accetta di morire per la causa della Terra Santa (vv. 65-70). Pur rimanendo un capo militare e un cavaliere, il re è esaltato più per le sue qualità morali che per quelle cavalleresche (si veda la seconda strofa). Come nella canzone RS 1887, il testo pone l’accento sulla persona di Luigi IX in quanto strumento divino, prescelto per compiere la Sua opera, confermando in tal modo il prestigio e la cristiana devozione di cui il re godeva già tra i suoi contemporanei (si veda RS 1887, 14: kar cant Deus fist de vos electïon e RS 1729, 37-41; per la lirica trobadorica si veda almeno Falquet de Romans BdT 156.12, 17-38). È interessante notare l’assenza in questo testo di qualsiasi afflato lirico, e il ritorno invece di tonalità epiche, che comprendono anche alcuni dettagli cruenti, e di una struttura narrativa che prevede il ricorso frequente al discorso diretto. Per il suo carattere documentario questa canzone è spesso citata dagli storici (si veda per esempio Richard 1983, pp. 172-174 e Le Goff 1996, pp. 158-159).

4Il sostantivo voye riprende l’idea di crociata come pellegrinaggio, fortemente presente nella concezione di Luigi IX, che anche attraverso numerosi gesti simbolici ha voluto identificarsi nell’immagine del pellegrino penitente (si veda per esempio Mercuri 1996, pp. 224-226). Si veda Castellano di Coucy RS 679, 37; Thibaut de Champagne RS 757, 23; RS 1133, 18-19; RS 1636, 31.

5L’ordine delle parole e la morfologia ambigua rendono sospetto questo verso e lasciano pensare che la lezione del manoscritto sia corrotta in questo punto, ma nonostante questo non ritengo necessario adottare la ricostruzione di Stimming (la ou chil pas ne s’emploie) che reputo troppo onerosa.

7L’idea che la morte in crociata favorisca la salvezza eterna e l’accesso al paradiso fa parte degli argomenti tipici dei testi esortativi. Si veda per esempio Conon de Béthune RS 1125, 37-38 e commento. Per quanto riguarda la lirica trobadorica si può vedere Pons de Capdoill BdT 375.2, 15-16 e Guillem Figueira BdT 217.7, 16.

9Qui come al v. 70 interpreto la nel senso di la ou, come esemplificato in TL 5, 16, 7ss. Si noti tuttavia che la forma estesa la u è usata nel testo al v. 5.

13-14Gli aggettivi enters e prudums caratterizzano bene il passaggio dall’esaltazione delle qualità cavalleresche a quella delle qualità morali del re. Secondo Linda Paterson, che si appoggia sull’autorità di Tommaso d’Aquino, Summa theologiae, I, 39, 8 (integritas sive perfectio), l’aggettivo può significare «in genuine integrity and spiritual absoluteness» (Paterson 1975, p. 59). Saverio Guida sottolinea invece l’evoluzione di prudums, dicendo che «da un’accezione abbracciante esclusivamente il registro del valore militare e dell’abilità cavalleresca si è, con l’andare del tempo e di pari passo con l’evoluzione ideologica della società feudale, giunti ad esprimere mediante il lessema in questione delle qualità morali, umane e addirittura intellettuali» (Guida 1992, pp. 335-336).

20Seguo Suchier interpretando un nel senso di unc < umquam, come anche al v. 36.

24L’uso di indicatori di distanza con valore temporale (lu = lieue) è confermato da TL 5, 433, 25ss e la stessa espressione è attestata per esempio nella descrizione della malattia del re in Baudouin d’Avesnes, Chronique, p. 453: Et en cel an meismes prist une griés maladie au roi Loeys a Pontoise, si fu teus menés que on cuida que il fust mors. Et s’empartirent li physisiien, et fu priés d’une liue de terre en tel point ke tuit li huis furent ouvert, et i aloient tuit cil de l’hostel cui il plaisoit, et furent mandé li prelat pour faire la commendasse de l’ame.

25Qui e al verso successivo si ha probabilmente una riduzione il > i del pronome personale, possibile anche in piccardo (si veda Pope § 1204).

33Il dettaglio del lenzuolo si trova anche in Joinville, § 106: Aprés ces choses desus dites avint ainsi comme Dieu voult que une grant maladie prist le roy a Paris, dont il fu a tel meschief, si comme il le disoit, que l’une des dames qui le gardoit li vouloit traire le drap sus le visage et disoit que il estoit mort, et une autre dame qui estoit a l’autre part du lit ne il souffri mie, ainçois disoit que il avoit encore l’ame ou cors.

37Il riferimento esplicito a Roberto I conte d’Artois permette di dare un nome al fratello la cui presenza al capezzale del re malato è menzionata da alcune cronache (Matteo Paris, Chronica majora, IV, p. 397; Eracles, p. 431). La presenza di questo dettaglio e i tratti piccardi riscontrabili nel testo possono far pensare che il suo autore sia da cercare nella cerchia del conte d’Artois. Roberto d’Artois partecipò alla spedizione egiziana e trovò la morte durante la battaglia di Mansura l’8 febbraio 1250.

41Il dettaglio del sospiro del re si trova in Matteo Paris, IV, p. 397: ecce rex, qui mortuus credebatur, suspirans, brachia et tibias sibi attraxit et postea extendit.

43La presenza del vescovo di Parigi Guillaume d’Auvergne al capezzale del re è confermata da numerose fonti (si veda per esempio Matteo Paris IV, p. 397 e Continuation Rothelin, p. 566), ma quella che risulta particolarmente vicina al testo della canzone è Eracles, p. 431: Et en cel point il se resperi et ovri les oilz et regarda entor soi et dist: «Faites me venir l’evesque de Paris». Cil qui entor lui estoient furent si liez et si joianz come cil a cui li duels que il avoient en lor ert torné en joie si firent venir devant lui l’evesque de Paris. Quant li rois le vit si li dist: «Sire evesque, je vos requier que vos me donez la crois d’Outre mer».

44-47Non è certo che si tratti di un effetto voluto dall’autore, ma in ogni caso questo passo rovescia la separazione cortese tra cuore e corpo, perché qui il cuore anticipa il viaggio in Terra Santa mentre il corpo è ancora in Francia. Si veda per esempio Conon de Béthune RS 1125, 7-8; Chardon de Croisilles RS 499, 14-16; Castellano d’Arras RS 140, 27-28; Raoul de Soissons RS 1154, 23-24; RS 1582, 5-6. Ma questi versi si possono forse leggere anche come un’interpretazione erronea della frase latina che il re avrebbe pronunciato riprendendo coscienza secondo Matteo Paris, IV, p. 397: «Visitavit me per Dei gratiam Oriens ex alto, et a mortuis revocavit». Tale frase si può facilmente ricondurre a una citazione biblica (Lc 1, 78: visitavit nos, oriens ex alto + Rm 10,7: hoc est, Christum a mortuis revocare).

44Non correggo il futuro come fa Stimming, ma ritengo che l’originale dovesse avere una prima persona croysira con riduzione ai > a tipica del piccardo (Gossen, pp. 52-53). È probabile che si debba interpretare come una prima persona anche conquera del v. 48. Sulla richiesta della croce immediatamente dopo il risveglio del re concordano numerose fonti; si veda Joinville, § 107: Il requist que en li donnast la croit et si fist on; Eracles, p. 431: «Sire evesque, je vos requier que vos me donez la crois d’Outre mer»; Continuation Rothelin, p. 566: Et quant il fu revenuz, il dist a l’evesque de Paris, qui la estoit presenz, que il li donnast la croiz d’Outre mer; Guillaume de Nangis, Chronicon, p. 197: Ut autem ab illa extasi ad seipsum rediit, crucem protinus transmarinam instanter petiit et accepit; Guillaume de Nangis, Gesta, p. 345: Puis que li roys fut alegiés et revgenus a soi de la ravine de l’esperit ou il avoit esté, il requit tantost la croys d’aler outremer, et la prit tantost devotement. Altre fonti menzionano la presa di croce dopo la completa guarigione (Matteo Paris IV, 397: Et inde plene convalescens, crucis sollempniter humero suo assumpsit signaculum; Guillaume d’Avesnes, p. 454: Et quant il fu garis, il prist la crois d’outre mer).

46Stimming integra la sillaba mancante aggiungendo una e a esp[e]ris, forma che sarebbe possibile anche in anglonormanno.

48Il futuro conquera, interpretato come una terza persona, avrebbe come soggetto cors del verso precedente, dando luogo a un’ardita metafora. Più probabilmente, anche per spiegare meglio i versi successivi, bisognerà interpretare conquera come una forma piccarda per la prima persona.

49Per sur nel senso di “contro” si veda RS 344a, 22: sur Sarazins l’ewe passer. Per la confusione tra sur e sus, attestata anche in RS 665a=1098a, 9, si veda Short § 25.1* e Pope § 401.

51La reazione dei presenti al risveglio del re, compresa la dittologia joiaunz e lesz, ha molte analogie con Eracles, p. 431: Cil qui entor lui estoient furent si liez et si joianz come cil a cui li duels que il avoient en lor ert torné en joie.

53Stimming integra la sillaba mancante aggiungendo si (e si se).

54-60Questi versi sembrano indicare una reazione positiva di Bianca di Castiglia alla decisione del figlio di prendere la croce e andare in Terra Santa. Nel contesto del dibattito storico su questo punto, pare interessante che questi versi sembrino attribuire a Bianca di Castiglia un potere di controllo politico e finanziario sull’autorità del re. Non va dimenticato che Bianca esercitò a lungo la reggenza fino alla maggiore età di Luigi, e poi nuovamente dalla partenza del re per la crociata fino alla morte sopravvenuta nel 1252, gestendo con mano ferma le più delicate questioni politiche e le rivolte dei baroni (si veda per esempio Barbieri 2013a, pp. 321-322). Anche dopo che Luigi fu riconosciuto maggiorenne, l’influenza di Bianca continuò a essere molto forte, al punto che secondo alcuni una delle ragioni che spinsero il re a partire per la crociata fu proprio la volontà di affrancarsi dall’autorità della madre (si veda per esempio Jordan 1979, pp. 3-4). Le fonti non sono concordi sulla reazione di Bianca alla decisione del figlio. Secondo alcuni la regina madre tentò di opporsi fermamente al progetto di crociata (Joinville, § 107); altri le attribuiscono di aver consigliato al figlio di attendere la piena guarigione prima di prendere una decisione definitiva (Eracles, p. 431); solo secondo Matteo Paris, IV, p. 397 Bianca avrebbe addirittura anticipato il voto del figlio. Lo storiografo inglese si contraddice tuttavia più avanti (V, 3-5; riferito all’anno 1248), raccontando di un tentativo della regina madre e del vescovo di Parigi di convincere il re a non partire per la Terra Santa. L’accenno al problema del finanziamento della crociata ci riporta a un tema ricorrente nelle spedizioni più recenti, che hanno spesso incontrato la contrarietà del clero e dei soggetti più toccati dalla tassazione (si vedano per esempio Hugues de Berzé RS 37a, 25-28 e soprattutto RS 665a=1098a).

56La ricostruzione fatta da Suchier di questo verso mancante è totalmente fantasiosa (Beax fis, entendés à moi), anche se è facile immaginare che esso dovesse contenere l’introduzione al discorso diretto e probabilmente un’apostrofe rivolta al re.

59-60Questi due versi sono invertiti nel manoscritto, ma tutti gli editori li pubblicano in questo modo per rispettare lo schema metrico. In effetti soudoers costituisce una rima a con sumers e deners dei versi precedenti, anche se nella prima metà della strofa in realtà la rima è in é(z). Questa scelta editoriale è condivisibile, ma permane qualche dubbio circa le reali intenzioni dell’autore: l’inversione provoca infatti una forzatura sintattica e la rima otroye diventa corretta solo se si regolarizza in otroi e si eliminano contemporaneamente le s finali dalle forme roys e coys, come sarebbe morfologicamente corretto.

65-70Il tema del paradiso come premio per i crociati, spesso associato all’idea della morte interpretata come martirio, è usato frequentemente nella predicazione e nei testi esortativi; si veda per esempio Conon de Béthune RS 1125, 14-15 e 33-38; Huon de Saint-Quentin RS 1576, 43; RS 1729, 8-9; RS 1967, 35-38 e il refrain di RS 1548a. Per quanto riguarda i trovatori, si veda Gaucelm Faidit BdT 167.14, 28-29; Guillem Figueira BdT 217.7, 27-28 e Raimbaut de Vaqueiras BdT 392.3, 69-72.

67-68Questi versi esprimono il ritorno di un certo afflato epico, tipico delle prime canzoni di crociata, per cui si veda per esempio Conon de Béthune RS 1125, 33-38; fra i trovatori si veda Aimeric de Belenoi BdT 10.11, 21-22; Falquet de Marseilla BdT 155.15, 16-22; GcFai BdT 167.14, 28-29. Il ke iniziale del v. 67 è un pronome relativo soggetto, spesso sostituito dalla forma del caso regime in anglonormanno.

70Anche qui, come già al v. 9, la andrà interpretato nel senso di la ou.