La particolare tipologia delle canzoni RS 164 e RS 1133 e la loro collocazione all’interno di una cronaca ricca e dettagliata come la continuation Rothelin attribuiscono a questi testi un valore documentario nuovo e inedito per il genere delle canzoni di crociata francesi. La cronaca se ne serve in guisa di pezze d’appoggio a conferma degli eventi narrati, esaltandone il carattere storico e politico più che quello estetico-letterario, peraltro assai scarso. L’insolita funzione di questi versi, manifesti delle posizioni di una parte politica in gioco perfettamente inseriti nel contesto storico, sarà ripresa dalla canzone RS 1887 – provvista però di ben altro spessore retorico e artistico – che s’inserisce vivacemente nel dibattito suscitato dalla richiesta di consiglio manifestata dal re Luigi IX circa l’opportunità di una sua permanenza in Terra Santa dopo il fallimento della settima crociata. Si deve forse al carattere prettamente documentario di queste due canzoni il carattere approssimativo della loro struttura metrica e dell’efficacia retorica, sia che si tratti, come sembra suggerire Bédier (Bédier-Aubry 1909, p. 225 n. 41), di una ricostruzione mnemonica del compilatore della cronaca, sia che il testo giunto fino a noi rispecchi le precarie condizioni in cui si dovevano trovare gli autori e in cui in ogni caso si è svolta la trasmissione. Non si può escludere peraltro che alcuni riferimenti agli sviluppi successivi della vicenda siano stati integrati proprio durante le fasi della trasmissione all’interno del tessuto originale del testo più aderente agli eventi.

L’attribuzione a Philippe de Nanteuil è attestata dalla rubrica introduttiva presente in tutti i testimoni della cronaca. Philippe II, signore di Nanteuil-le-Haudouin, attualmente nel dipartimento dell’Oise in Piccardia, è un sodale di Thibaut de Champagne, che gli dedica numerose canzoni e con il quale scambia un jeu-parti e due débats. Giunto in Terra Santa con il re di Navarra, Philippe figura nella lista dei baroni fatti prigionieri e condotti al Cairo dopo l’imboscata di Gaza ( Continuation Rothelin, p. 546). Tornato in Francia dopo la liberazione, egli riprenderà la croce e accompagnerà il re di Francia Luigi IX nella sua prima spedizione in Egitto (il suo nome è evocato due volte da Joinville, Vie de saint Louis, §§ 138 e 173). Gli studiosi del casato di Nanteuil fissano la sua morte al 1258. Nessun elemento filologico induce a dubitare dell’attribuzione; tuttavia la quarta strofe della canzone si riferisce alla vivace discussione sorta tra i crociati francesi circa l’opportunità di inseguire il nemico, evento di cui difficilmente i prigionieri potevano essere a conoscenza, senza contare che i riferimenti ai baroni catturati sono sempre espressi in terza persona (vv. 19, 28, 33 e 47). Alla luce di questi elementi l’attribuzione a Philippe de Nanteuil risulta notevolmente indebolita, forse indotta dalla sua fama di troviero, e sembrerebbe più prudente assegnare la canzone a uno dei crociati francesi scampati alla cattura, un barone o un giovane cavaliere, se non allo stesso autore della cronaca. Per una possibile attribuzione al conte di Bretagna si veda il commento alla canzone RS 1133.

3-5 Amalrico VI conte di Montfort, succeduto al padre Simone di Montfort, protagonista della crociata albigese morto nel 1218 durante l’assedio di Tolosa, è tra i prigionieri deportati in Egitto dopo l’imboscata di Gaza, come risulta da tutte le fonti che narrano la vicenda. Egli fu liberato insieme agli altri ostaggi il 23 aprile 1241 in seguito alle trattative portate a termine da Riccardo di Cornovaglia. Imbarcatosi per tornare in Francia insieme agli altri prigionieri francesi, morirà sulla via del ritorno a Otranto, probabilmente debilitato dalla lunga prigionia e provato dal viaggio.

11 La sottolineatura di un’identità “nazionale” dei crociati viene esplicitata per la prima volta in questa canzone e troverà ampio spazio nelle canzoni composte al tempo delle crociate di san Luigi. Essa, insieme ai personalismi e alle ambizioni di gloria dei singoli baroni, costituisce probabilmente uno dei motivi dello sgretolamento dell’idea originaria di crociata.

20 Il conte Enrico II di Bar-le-Duc è un compagno e amico di Thibaut de Champagne con il quale si schiererà già al tempo del conflitto per la successione della Champagne (1216-1221), fino a formare con lui e altri sodali una lega di baroni ribelli alla corona francese (1226-1227, si veda l’introduzione alla canzone RS 273). L’improvviso ripensamento di Thibaut, riavvicinatosi alla reggente Bianca di Castiglia, provocherà la reazione degli antichi compagni che giungeranno ad assediare la città di Troyes, una delle sedi comitali della Champagne. Questo episodio tuttavia non impedirà al conte di Bar e agli altri baroni di aderire alla crociata del 1239 insieme a Thibaut, né di riconoscerlo quale capo designato della spedizione. Enrico di Bar è indicato dalla Continuation Rothelin come il principale responsabile della disfatta di Gaza, a causa della sua caparbietà sorda ad ogni consiglio di prudenza e ad ogni valutazione realistica della situazione. La morte del conte di Bar sul campo di battaglia o in un momento immediatamente successivo è attestata da tutte le fonti ad eccezione proprio della Continuation Rothelin, che dichiara esplicitamente di ignorare se Enrico di Bar fu ucciso o fatto prigioniero (p. 546, con una curiosa aggiunta alla p. 555), forse basandosi sul testo della nostra canzone, che pur tacendo ogni riferimento preciso alla loro sorte tratta in modo simmetrico del conte di Bar e di Amalrico di Montfort, quest’ultimo certamente fatto prigioniero e condotto al Cairo. Anche la cronaca di Alberico delle Tre Fontane parla del conte di Bar catturato, ma ferito a morte (p. 946). L’incertezza sembrerebbe tuttavia risolta dal v. 8 della canzone RS 1133 che si riferisce in modo esplicito alla morte di Enrico di Bar.

29-38 I versi di questa strofe contribuiscono ad illustrare le divisioni interne del fronte cristiano testimoniate dalle cronache contemporanee e sottolineate dagli storici. Thibaut de Champagne ebbe da subito grosse difficoltà a far rispettare la propria autorità, e si trovò a dover mediare tra le posizioni di due fazioni principali createsi tra i cavalieri cristiani. Lo stallo politico-militare e la tattica attendista imposta dalla situazione complessa del mondo musulmano accresceva l’impazienza dei nuovi crociati giunti dalla Francia, desiderosi d’azione e di gloria immediata e poco inclini ad una lunga permanenza inattiva troppo costosa. Ad essi si opponeva il fronte dei franchi di Terra Santa e degli ordini cavallereschi, fini conoscitori delle insidie del luogo e delle abitudini del nemico e perciò favorevoli a una condotta prudente e alla ricerca di alleanze con l’una o l’altra delle fazioni avverse. La disfatta di Gaza complicò ulteriormente i piani dei cristiani e provocò una nuova frattura circa il comportamento da tenere (vedi sopra “Contesto storico e datazione”). Thibaut scelse la prudenza e accolse i propositi degli ordini cavallereschi. L’autore della canzone sembra invece sposare la posizione dei crociati francesi, accusando apertamente gli ordini militari di “tradimento” per aver consigliato di rinunciare all’inseguimento allorché avrebbero dovuto essere i primi a dare l’esempio.

47-48 L’ultimo verso sembra in qualche modo anticipare l’esito effettivo delle lunghe trattative concluse da Riccardo di Cornovaglia che portarono alla liberazione degli ostaggi.