RS 1152
Thibaut de Champagne
I Au temps plain de felonnie, d’envie et de traïson, de tort et de mesproison, 4 sanz bien et sanz courtoisie, et que entre maint baron veons le siecle empirier, et voi esconmunnïer 8 ceus qui plus offrent raison, lors vuel faire une chançon.
II Li royaumez de Surie nous dist et crie a haut ton, 12se nouz ne nouz amendon, pour Dieu que n’i alons mie: n’i feriemes se mal non. Diex aime cuer droiturier: 16se tel gent se veult aidier, cil essauceront Son non et conquerront Sa maison.
III Encor vaut miex toute voie 20demourer en son païs qu’aler povrez ne chaitis ou il n’a soulas ne joie. – Philippe, on doit paradis 24conquerre par mal avoir, car là ne trouverés voir bon estre ne jeu ne ris, ensi que avés apris.
IV 28Amours a courut sa proie et si m’en mainne tous pris en l’ostel, ce m’est avis, dont ja issir ne querroie, 32s’il estoit a mon devis. Dame, cui Biautez fait oir, je vous fac bien assavoir: ja de prison n’istrai vis, 36ains mourrai loiaus amis.
V Dame, moi couvient remaindre, de vous ne me puis partir; de vous amer et servir 40ne me soi onques refraindre, si me vient bien pour mourir l’amours qui m’assaut souvent; adés vo merci atent, 44car biens ne me puet venir se n’est par vostre plaisir.
VI Chançon, va dire Lorent qu’il se gart outreement 48de grant folie envahir, qu’en li avroit faus mantir.
I In this time full of treachery, envy and betrayal, of injustice and error, deprived of goodness and courtliness, when amongst many barons we see the decline of the world, and I see excommunicated those who would make the best contribution, then I wish to compose a song.
II The kingdom of Syria tells us and cries aloud that if we do not amend our lives, it is better for God if we not go there: we shall do nothing but harm. God loves an upright heart: if people like this wish to lend their support, they will exalt His name and win back His dwelling-place.
III – All the same it would be better to remain in one’s own country than to go poor and sad to where there is no pleasure or joy. – Philip, paradise must be won through suffering, for you will certainly not find good living there, or play or laughter, which you are used to.
IV Love has worn out his prey and leads me captive to the lodgings where, it seems to me, I shall never wish to leave, even if it were within my power to do so. Lady, whom Beauty makes its heir, I tell you clearly: I shall never leave your prison alive, but shall die a loyal lover.
V Lady, I shall have to stay behind, I cannot leave you; I have never been able to refrain from loving and serving you, so the love which continually assails me will surely make me die; I constantly await your mercy, for nothing good can come to me unless it is by your pleasure.
VI Song, go and tell Lorent that he should be exceedingly careful not to undertake a great folly, for he would have to lie falsely.
I In questo tempo pieno di cattiveria, d’invidia e di tradimento, d’ingiustizia e d’errore, privo di bene e di cortesia, mentre fra molti baroni vediamo il mondo decadere, e vedo scomunicare coloro che danno maggiori garanzie, io voglio comporre una canzone.
II Il regno di Siria ci dice e grida ad altra voce che se non ci convertiamo, per Dio è meglio che non ci andiamo: non faremmo altro che male. Dio ama il cuore giusto: se gente così vuole dare il suo contributo, esalteranno il Suo nome e conquisteranno la Sua dimora.
III Tuttavia sarebbe preferibile restare nel proprio paese che andare povero e triste dove non vi è piacere né gioia. – Filippo, il paradiso si conquista attraverso la sofferenza, poiché là non troverete la bella vita, il gioco e il riso, ai quali siete abituato.
IV Amore ha sfiancato la sua preda e mi conduce così prigioniero all’alloggio dal quale, mi sembra chiaro, non vorrei mai uscire, anche se fosse in mio potere. Signora, che la Bellezza ha fatto sua erede, ve lo dico chiaramente: non uscirò vivo dalla prigione, ma morirò da amante fedele.
V Signora, devo proprio restare, non mi posso separare da voi; non ho mai potuto fare a meno di amarvi e servirvi, così l’amore che mi assale di continuo mi farà morire; attendo sempre la vostra grazia, poiché nessun bene mi può venire se non per piacer vostro.
VI Canzone, vai a dire a Lorenzo che si guardi dall’intraprendere una grande follia, poiché dovrebbe mentire falsamente.
Historical context and dating
Bédier’s long chronological note, while containing some inaccuracies, remains a solid starting-point for dating. Understood literally, vv. 7-8 refer to Pope Gregory IX’s excommunication of the emperor, Frederick II, who was refusing to take on the leadership of a crusade before the end of the ten-year truce he had concluded in 1229 with Saladin’s nephew, the sultan of Egypt al-Malik al-Kāmil. In this case the song must have been composed after 20 March 1239, the date of the excommunication by which the Pope freed Frederick’s subjects from their duty of fidelity, or alternatively after 7 April of the same year, when the sentence was announced to the whole of Christendom. The typical debate over whether to depart from the beloved lady contained in the second part of the song, stanza V in particular, would seem to suggest that such a separation had not yet taken place. This would allow us to fix the terminus ante quem to the first days of August 1239, when the crusaders left the port of Marseille, or perhaps, as Wallensköld suggests, 24 June of the same year, when Thibaut probably left Champagne for Lyon where the crusaders were assembling to await departure and were still hoping for Frederick’s involvement.
But the verb esconmunnier may be interpreted more broadly, and might then refer to the threats made by the Pope in a letter of 18 February 1236 against Thibaut and more than forty other French barons that he would reduce the prerogatives of their ecclesiastical courts (threats which carried little conviction, given that in June of that year Gregory intervened in favour of the crusader Thibaut, defending him from an attack by King Louis IX). One might also take into account the opposition to the Pope on the part of some barons, including Thibaut, in their refusal to direct the crusade to Constantinople in support of the Latin empire, rather than to the Holy Land. This hypothesis would move the terminus post quem back to 16 December 1235, date of the first papal letter to the barons of France which was announcing the new objective, but is weakened by the recent tendency of historians to reinterpret and reduce the scope of the new papal initiative (Chrissis 2010).
The impression gained from reading the text is that of an appeal from a man who already feels invested with a certain authority – officially recognised or due to his social position – over the other crusaders, and that in exhorting his companions to action he is also intending to seek precise guarantees from them, being aware that conflicts, divisions, acts of insubordination and individual interests can only damage the outcome of the expedition and personal prestige (on this see Melani 1999, p. 144).
Contesto storico e datazione
La lunga nota cronologica di Bédier, benché non priva di qualche imprecisione, resta un solido punto di partenza per la datazione di questo testo. Se presi alla lettera, i vv. 7-8 fanno riferimento alla scomunica lanciata dal papa Gregorio IX all’imperatore Federico II, che temporeggiava rifiutandosi di assumere la guida della spedizione prima della scadenza della tregua decennale da lui firmata nel 1229 con il sultano d’Egitto al-Malik al-Kāmil, nipote di Saladino. In questo caso la composizione della canzone sarebbe avvenuta dopo il 20 marzo 1239, data della scomunica con la quale il papa svincolava i sudditi di Federico dall’obbligo di fedeltà, oppure dopo il 7 aprile dello stesso anno, quando la sentenza fu annunciata a tutta la cristianità. Il tipico dibattito sull’opportunità di separarsi dalla dama amata contenuto nella seconda parte della canzone, e in particolare nella quinta strofe, suggerirebbe infine che tale separazione non sia ancora avvenuta. Questo ci permetterebbe di fissare il terminus ante quem ai primi giorni dell’agosto 1239, data della partenza dei crociati dal porto di Marsiglia o forse, come suggerisce Wallensköld, al 24 giugno dello stesso anno, quando verosimilmente Thibaut lasciò la Champagne per recarsi a Lione dove i crociati si riunirono in attesa della partenza, sperando ancora nel coinvolgimento dell’imperatore Federico.
Ma il verbo esconmunnier può essere interpretato anche in senso meno ristretto, e in questo caso esso potrebbe riferirsi alle minacce indirizzate dal papa in una lettera del 18 febbraio 1236 contro Thibaut e più di quaranta altri baroni francesi rei di ingerenze a danno delle prerogative delle corti ecclesiastiche (minacce poco convinte, visto che già nel giugno dello stesso anno Gregorio interviene a favore del crociato Thibaut difendendolo dall’attacco del re Luigi IX). Si potrebbe pensare anche al rifiuto opposto da alcuni baroni, tra i quali lo stesso Thibaut, alla volontà del papa di dirigere la crociata a Costantinopoli in soccorso dell’impero latino piuttosto che in Terra Santa. Quest’ultima ipotesi sposterebbe il terminus post quem indietro fino al 16 dicembre 1235, data della prima lettera papale ai baroni di Francia che annunciava il nuovo obiettivo, ma risulta tuttavia indebolita dalla tendenza recente degli studi storici a reinterpretare e ridimensionare la nuova iniziativa papale (Chrissis 2010).
L’impressione che si evince dalla lettura del testo è quella dell’appello di un uomo che si sente già in qualche modo investito di una certa autorità sugli altri crociati – riconosciuta ufficialmente o dovuta alla sua posizione sociale – e che, nell’esortare all’azione i compagni, intenda anche chiedere garanzie precise, essendo consapevole che i contrasti, le divisioni, le insubordinazioni e gli interessi particolari non potranno che nuocere al buon esito della spedizione e al proprio prestigio personale (si veda in questo senso Melani 1999, p. 144).