La canzone alterna strofe contro l’amore e strofe di pentimento e di sottomissione alla dama. L’uso frequente di pronomi femminili rende spesso ambiguo il dettato e lascia il lettore nel dubbio circa il destinatario dell’invettiva o del pentimento: Amore (sempre femminile in francese medievale) oppure la dama? In alcune circostanze, soprattutto nelle strofe dispari di disamore, la presenza del sostantivo Amor (vv. 3 e 17), il contesto e il ricorso a fonti note (si veda il commento) sembrano far preferire il riferimento ad Amore; in altri casi, soprattutto nelle strofe pari, la presenza del vocativo dame (vv. 13 e 27) sembra invece indicare un’interpretazione diversa. L’ambiguità è probabilmente cercata e voluta dall’autore, per cui nella traduzione si rinuncia a ogni interpretazione esplicita e si lascia il semplice pronome femminile in corsivo: il lettore è avvertito che tutte le forme femminili della canzone possono riferirsi a seconda dei casi ad Amore o alla dama. Il rifermento alla crociata è limitato alle due menzioni dell’Egypte contenuti nei congedi, in modo analogo alle canzoni RS 1469 di Thibaut de Champagne e RS 1404 di Gontier de Soignies.

3La personificazione Amors è l’unico soggetto del verso e non viene fatta alcuna menzione della dama; è logico quindi applicare ad Amore anche il contenuto dei versi successivi. Sarebbe quindi Amore, e non la dama, il sostantivo a cui si riferisce il possessivo son del v. 4, l’oggetto dei vv. 5-6 e il soggetto del v. 8.

8Per l’uso del pronome li con valore riflessivo si veda Ménard § 46 2° b, p. 64 e Jensen § 350, p. 170.

12Per il dittico sinonimico legier et volage si veda Chrétien de Troyes RS 121, 25: Fols cuers legiers ne volages. Al di là di questa ripresa puntuale, tutta la canzone di Chrétien de Troyes è interessante perché si tratta di uno dei primi esempi lirici francesi della rappresentazione della guerra d’Amore, tema ripreso in più punti dal nostro testo, come vedremo.

21-23Le lezioni volentez e grevez sono corrette morfologicamente ma costituiscono un’infrazione alla rima in -é. Tuttavia questo tipo di licenza rimica è piuttosto frequente anche in trovieri che si distinguono per un notevole rigore formale; si veda per esempio Gace Brulé RS 687, 8 e 13 (grevé-maleürez).

22-24La dinamica di Amore che osteggia i suoi fedeli è stata segnalata e analizzata da Rossi 1987, pp. 58-59 in Chrétien de Troyes RS 121, 1-5, e ha la sua fonte in Ovidio, Amores, II, 9, 1-6. Si veda anche Rossi 1994.

26La lezione clamance di O è una forma molto rara (addirittura un hapax per i trovieri), che ha come unico senso attestato quello di “dichiarazione di vendita, cessione” (God II, 144b) che non si adatta al nostro contesto. Potrebbe trattarsi però di una forma legata al sostantivo claime che può significare “querela, reclamo, azione legale” (ma si veda anche il verbo clamer che può significare “pretendere, esigere il riconoscimento di un diritto”).

28La forma dont può significare anche “perché”; si veda Ménard § 391, p. 317.

30La forma in rima contraire dimostra una volta di più l’uso di un lessico particolare da parte dell’autore del testo. Il verbo contraire infatti è attestato in TL II, 781, 30ss. e FEW II, 119a col senso di “contracter, reserrer” che non si adatta particolarmente al nostro contesto, dove sembrerebbe richiesto piuttosto il verbo contrarier, nel senso di “rimproverare, castigare” (ma non si trovano attestazioni di una variante contraire dell’infinito).

35Il caso soggetto cil si può spiegare come un anacoluto facilitato probabilmente dall’uso del successivo relativo soggetto; d’altra parte, avendo constatato che il testo ammette l’esistenza di rime imperfette é/ez, nulla vieta di ammettere anche in questo caso una rima imperfetta ite(s), di tipo peraltro abbastanza frequente tra i trovieri.

43La lezione traïte è una variante con dissimilazione di traitre, come già ipotizzato da Spanke e ribadito da Petersen Dyggve e Lepage. A ciò si aggiunge la peculiarità morfologia del sostantivo traitre, imparisillabo che privilegia la forma del caso soggetto (si veda Zink, p. 37), la quale comincia a estendersi al caso regime singolare nel corso del XIII secolo.

49-50La congettura cuens di Spanke è ottima, ed è anche compatibile con la strana abbreviazione cū del ms. O. Lepage ha tentato di giustificare la lezione com di C, ma le sue argomentazioni non sembrano del tutto soddisfacenti. Va segnalato che, tra i trovieri, solo Thibaut de Champagne si paragona a Narciso (RS 1521, 36). Questa osservazione e l’uso del sostantivo tricheresse al v. 24, anch’esso con una sola altra attestazione nel jeu-parti tra il re di Navarra e Philippe de Nanteuil (RS 1111, 30), potrebbero far pensare che il testo sia stato composto all’interno della cerchia letteraria di Thibaut de Champagne e risalga all’epoca della crociata dei Baroni del 1239-1240. Il nome di Philippe de Nanteuil si adatterebbe anche al computo sillabico e alla rima del Guillaume de Dole, al posto del fantomatico Renaut de Sabloeil, ma la data della crociata dei Baroni non è compatibile con quella della composizione del romanzo di Jean Renart; inoltre la crociata di Thibaut de Champagne toccò solo tangenzialmente l’Egitto e risulterebbe difficile giustificare il doppio riferimento contenuto nei congedi.

53La dedica a Renaut potrebbe essere un’altra conferma indiretta dell’attribuzione a Gace Brulé, che indirizza tre delle sue canzoni a un personaggio con questo nome. Anche l’indirizzo a un conte del primo congedo sarebbe compatibile con l’attribuzione a Gace Brulé, che ha inviato numerosi componimenti a un conte di Blois e a un conte di Bretagna, ma questa interpretazione ci porterebbe ancora una volta a una data troppo alta per giustificare la menzione dell’Egitto. – Il verbo avite è un hapax nella lirica dei trovieri ed è molto raro anche in altri testi. Petersen Dyggve pensa a una variante grafica di eviter, ma mi pare più convincente l’interpretazione di Lepage che lo lega a avieuter (avilter) nel senso di “avilir, mépriser”; si veda qualche esempio di questa forma in God I, 528c e FEW 14, 449b.