Benché costituisca una richiesta di pagamento del suo riscatto, la canzone di Riccardo impiega anche i motivi della canzone d’amore, in particolare quelli della “prigione d’amore”, come si troveranno più tardi per esempio nella Prison d’amour di Froissart, ma che sono già presenti nei trovatori, come in Bernart de Ventadorn, Non es meravelha s’eu chan (BdT 70.31), 21-23: Eu que·n posc mais, s’Amors me pren / e las charcers en que m’a mes, / no pot claus obrir mas merces [Ma che fare, se amore mi fa prigioniero / e il carcere in cui mi ha gettato / non può aprire altra chiave se non pietà]. Riccardo si serve della lingua della canzone d’amore in tutto il componimento: troverà conforto componendo una canzone (v. 3); il suo cuore è dolente: N’est pas merveille se j’ai le cuer dolent (v. 19); evoca il raggiungimento di un accordo in passato: Si li menbrast de nostre serement (v. 21), che ricorda il patto raggiunto tra gli amanti richiamato da Guglielmo IX, Ab la dolchor del temps novel (BdT 183.1), 19-20: Enquer me menbra d’un mati / que nos fezem de guerra fi [Mi ricordo ancora d’un mattino che facemmo di guerra pace]. Alcuni degli errori presenti nei diversi manoscritti, in particolare nella prima tornada in Pza e soprattutto f, sono da attribuire probabilmente al fatto che i copisti o i loro modelli abbiano riscritto il testo come canzone d’amore, ignari dei riferimenti politici: za= Contese soer vestre pris soverain / Vos saut et gart celle por cui mi claim / E por cui je sui pris [Contessa, sorella, che il vostro alto valore sia salvato e protetto da colei alla quale mi appello e a causa della quale sono prigioniero]; f = Suer comtesa vostre pres sobeiran / sal Dieus e guart la bella qu’ieu iam tant / ni per cui soy gi pris [Contessa, sorella, che Dio salvi il vostro altro valore e che protegga la bella che amo tanto e a causa della quale sono prigioniero].
1-6Poiché i primi versi della canzone impiegano i motivi e il lessico della canzone d’amore al v. 3, la lezione confort è preferibile a KNOX effort: l’amante può cercare conforto nel comporre una canzone poiché, come affermavano i trovatori, la poesia viene dal cuore. Dopo aver lamentato la sua condizione di prigioniero, Riccardo passa al vero motivo per il quale è tenuto in prigione e allo sfondo politico di tale prigionia. Ciò è chiaro alla fine della strofa che accenna al riscatto. Anche questo termine fa parte del motivo della prigione d’amore, ma qui funziona da cardine attorno al quale ruota tutta la poesia giacché, com’è noto, Riccardo sta parlando dell’enorme riscatto preteso per la sua liberazione, che richiese molto tempo per essere raccolto e pagato. Da questo punto in poi la canzone diventa un appello ai suoi sudditi e ai suoi amici per raccogliere la somma richiesta.
7-18Le strofe II e III sviluppano il tema del riscatto e si rivolgono a tutto l’Impero angioino, molte parti del quale si erano ribellate durante l’assenza di Riccardo: gli Inglesi, i Normanni, i Pittavini, i Guasconi; si fanno loro presenti le conseguenze qualora non fosse pagato il riscatto. I manoscritti offrono lezioni diverse ai vv. 14-16: v. 14 = confusione tra pris ‘prigioniero’ e prisier ‘apprezzare’: KNOX leggono que je ne pris ne ami ne parent (non apprezzo amico né parente) mentre Riccardo esprime un parere generale, paragonando in sostanza la morte e la prigionia. La lezione di U que mors ne priset ne amin ne parant (l’uomo morto non apprezza amico né parente) sembra già un passo verso questa variante; v. 15 = CU lait ‘lasciare, abbandonare’, KNOXza faut ‘mancare, venir meno’. Concordo con Spetia (1996, p. 113) sul fatto che faut può essere errore di lettura per lait, con quest’ultimo riflesso nei manoscritti occitani: f laisson, P laissent; v. 16 = CUPza ma mort, KNO lor (leur) mort, fX la mort. I vassalli di Riccardo sarebbero incolpati se dovesse morire, per cui ‘dopo la mia morte’, non dopo la loro.
19-24Come accennato sopra, la strofa IV si apre con un verso che ricorda la canzone d’amore, ma subito si passa alla vera ragione per cui il suo cuore è triste che non è il suo turbamento interno, ma quello provocato nelle sue terre da coloro che le avrebbero dovute proteggere mentre lui si trovava lontano al servizio di Dio; misires si riferisce a Filippo Augusto, che era il signore di Riccardo per le sue terre in Francia, e il serement è il patto di reciproco aiuto siglato dai due re prima e durante la Crociata. Ci sono tracce di italianismi in za: v. 19 s’eo hai per se j’ai, v. 20 terra per terre. Si potrebbero anche includere cor e mi in misires, ma ambedue sono possibili in francese. Il frammento S comincia al v. 20.
21KNOXza menbrast ‘se si ricordasse’ con l’imperfetto del congiuntivo piuttosto che indicativo come in CU menbroit (manbroit), o presente nei manoscritti occitani: f membre, P menbra, S remenbra.
22amdui ‘ambedue’ al caso retto come in CKNOUX piuttosto che za amdeus; comunaument ‘insieme’ come in fKP, e non comunement CNOX(S?), che è probabilmente facilior; il termine sarà anche riflesso da U comunament.
25-36Le strofe V e VI sono le più problematiche. Innanzitutto l’ordine non è sempre lo stesso; qui si segue l’ordine di CO piuttosto che quello di PSUza, che era forse anche quello di KNX o del loro modello, ma la strofa 6 manca in questi codici. Le due stanze mancano in f, forse (vedi ‘Contesto storico e datazione’) perché le rime in -ain erano difficili da occitanizzare. L’ordine adottato qui sembrerebbe il migliore anche perché la strofa VI costituisce un invio: la canzone deve fare da messaggero ai signori di Cayeux e del Perche, e dunque ha più senso che sia in posizione finale. Per di più la canzone si muove dalle entità più grandi (Inghilterra, Normandia, Poitou, Guascogna) a quelle più piccole, per cui nella strofa V Riccardo si rivolge al cuore dell’Impero Angioino: Angiò e Turenna e poi ai compagni che lo hanno abbandonato, i signori di Cayeux e del Perche (strofa 6). Una volta stabilito l’ordine, la strofa V presenta meno problemi.
26Questo verso presenta una costellazione di varianti: CKNOX riche, PS legier, U fort; za delivre ‘liberi’ sembra migliore perché oppone lo stato di cil bachaler a quello di Riccardo, che libero non è. Il frammento S termina con il v. 26, ma include tutta la strofa VI poiché ha l’ordine inverso per queste due strofe.
27PCUza autrui ‘altrui’ piuttosto che KNOX autre ‘altro’.
28za bien per CKNOUX forment (P il) eliminerebbe la cesura epica piuttosto frequente nel testo; KNUX ne voient, C ne m’ainme, O nen oient, P no ve un, za n’avoient: il passo è problematico e la lezione proposta qui si basa sulla somiglianza di za e sul fatto che il verbo veoir ‘vedere’ è presente anche in P. Ciononostante, Spetia (1996, p. 128) suggerisce che si potrebbe trattare di un caso di diffrazione in absentia e che andrebbe restaurata la lezione n’envoient ‘non inviano’ con un ulteriore riferimento al mancato pagamento del riscatto. Benché questo sia possibile, rimane il problema del senso del verso, se ‘mi volessero davvero aiutare’ dovrebbero mandare qualcosa, ma l’impressione qui è che non vedono niente, cioè non vedono arrivare il denaro necessario e dunque non sono in grado di aiutare Riccardo.
29Spetia (1990, p. 129), che ha esaminato za da vicino, si sofferma sulla correzione piuttosto complessa nel secondo emistichio di questo verso: sont ore vuit] or, r scritto su i, en aggiunto nel margine destro, s scritto su rasura, il primo u in uuit è diventato parte del verbo sun con un titulus per segnare la presenza di n: “o[>r] \\en// [-/s]u(n)uit”, perciò: de belles armes or en sun uit li plain. L’aggiunta di en restaura la cesura epica, che il copista non sembra sempre capire, come sopra al v. 28.
31-36La mancanza della strofa VI in più manoscritti potrebbe dipendere dalla presenza delle due tornadas che avrebbero potuto far sembrare superflua questa strofa, tanto più che la morfologia e la sintassi sono piuttosto complesse e non sono state sempre comprese dai copisti. Una prima difficoltà riguarda il caso impiegato per indicare i signori di Cayeux e del Perche: caso retto in PSza mi compagnon contro caso obliquo, cioè complemento, in OCU mes compaignons. Da un punto di vista strettamente grammaticale, OCU sembrerebbero corretti, con i vv. 31-32 che anticipano lor al v. 33. Ciononostante il soggetto implicito della strofa sono i compagni che stanno abbandonando Riccardo, soggetto di il ne sont pas certain (v. 33). Pertanto i vv. 31 e 32 sono un caso retto per il verbo al v. 33, oltre a fungere da vocativo, il che giustifica anche l’impiego del nominativo, che è dunque una lectio difficilior rispetto al caso obliquo facilior. Ciò rientra nello stile della canzone che procede sintatticamente con una continua dislocazione a sinistra all’inizio di ogni strofa: Ja nus hons (e non Nus hons pris ne dira ja sa raison); Ce sevent bien, v. 7 che anticipa il v. 9; Or sai-je bien, v. 13; Ce sevent bien, v. 25. Tale tratto stilistico raggiunge il punto culminante nella strofa VI che si presenta come un anacoluto, iniziando con l’apostrofe ai signori di Cayeux e del Perche, al caso retto, sostitutivo del vocativo latino, e continuando con un altro soggetto, sempre apostrofato, cioè la canzone, alla quale si appella il poeta per farle portare il suo messaggio. Chi sono coloro ai quali il poeta si rivolge qui? Come succede spesso per i toponimi, i copisti hanno prodotto una serie di varianti. Nonostante tali varianti: C percheraim, O percherain, P persarain, S perseran U porcherain, za p[er]cerain, è chiaro che il testo si riferisce a percherain, ‘del Perche’, una delle aree di frontiera strategiche nella lotta tra Riccardo e Filippo Augusto, a sud-ovest di Parigi tra i territori angioini e francesi. L’altro toponimo è meno certo e ha dato luogo a interpretazioni diverse, molte delle quali basate su C caheu e O chaeu, presi per ‘Caen’, considerando u errore di lettura per n; così, per esempio, in Bartsch 1920, Mary 1967, Goldin 1973, Lepage 1993, Rosenberg-Tischler 1995, Spetia 1996. Eppure Spetia si occupa di za che offre la lezione chaieu, tradotta ‘Cayeux’ da Archibald, 1974 nel glossario riferito a quel codice. Quest’ultima interpretazione è data da editori precedenti come Paris-Langlois 1897, oltre che da Gillingham 1999 nella sua biografia di Riccardo. Un ulteriore suggerimento, offerto da Leroux de Lincy 1841 è ‘Cahors’. L’interpretazione corretta deve essere ‘Cayeux’ e il testo qui fa un riferimento preciso alla situazione politica contemporanea. Mentre Riccardo era lontano, Giovanni e Filippo Augusto si diedero da fare per minare la base dei suoi sostenitori: c’erano disordini in Normandia, Tolosa e Angoulême si erano ribellati. Preoccupato per la sorte del suo regno, Riccardo si appella al cuore dell’Impero angioino: v. 25 Angevin et Tourain, sperando che continuino ad appoggiarlo, ma era anche importante che rimanessero leali i signori sulle frontiere, poiché alcuni, in seguito alle voci diffuse da Giovanni che Riccardo non sarebbe mai tornato, avevano cambiato campo, tra cui lo strategico castello di Gisors. Due altri signori con feudi sulle frontiere, la cui lealtà non era più certa, erano Goffredo del Perche e Guglielmo di Cayeux, che erano stati compagni d’armi di Riccardo durante la Crociata. Per di più Goffredo era sposato con la nipote di Riccardo, Matilde di Sassonia, e Riccardo sarebbe stato toccato in modo particolare da una sua defezione. È sulla base di questi riferimenti piuttosto precisi che Gillingham (1999, pp. 239-243) ha datato la canzone alla primavera del 1193. Così la scelta più ovvia è Cayeux come traspare da za chaieu, di cui sono affini PS chaill, dove ll potrebbe essere errore di lettura per u, e U cahuil. Un simile errore è presente anche nella tradizione manoscritta dell’Histoire de l’Empereur Henri de Constantinople di Henri de Valenciennes, dove chaeu ‘Cayeux’ è sostituito da kaen in uno dei manoscritti, ma in quel caso è sicuro che il toponimo è Cayeux (Schirato 2012, p. 188). Infine, è probabile che Riccardo non si rivolga genericamente agli uomini di Cayeux e del Perche al plurale, ma specificamente a Guglielmo di Cayeux e Goffredo di Perche, che rispondono esattamente alla descrizione dei compagni fedeli la cui lealtà vacilla. Così, cil in PSza va letto come nominativo singolare, com’è in antico francese ma non in occitano, piuttosto che caso obliquo plurale: OU ces o C ceaulx, che risulta dunque facilior.
37-41Le due tornadas si rivolgono alle due sorellastre di Riccardo, figlie di Eleonora d’Aquitania e di Luigi VII di Francia. La prima è indirizzata a Maria di Champagne, con la quale Riccardo aveva buoni rapporti, e il cui figlio, Enrico II di Champagne, aveva appoggiato per fargli ottenere la corona di Gerusalemme dopo la morte di Corrado di Monferrato nell’aprile 1192. La seconda si rivolge ad Alice di Blois, con la quale non aveva buoni rapporti. Il figlio di Alice, Luigi I di Blois, conte dal 1191, era nemico di Riccardo e aveva accettato la signoria del Vendôme a gennaio 1194, regalatagli da Giovanni in un momento in cui quest’ultimo cedeva parti dell’Impero angioino per dimostrare la sua fedeltà a Filippo Augusto. Ambedue le tornadas mancano in K e sono state aggiunte da un’altra mano più moderna in U. Ancora una volta la morfologia e la sintassi della prima tornada sono complesse e hanno portato a interpretazioni erronee da parte dei copisti. La struttura è simile a quella della strofa VI, in questo caso con due complementi, con il nominativo Contesse suer (e non seror) che anticipa l’oggetto indiretto vos. Come commenta Spetia (1996, p. 114), “è plausibile riconoscere in vostre pris soverain il complemento oggetto e in vos un dativo etico dipendenti dalla dittologia sinonimica sault et gairt, il cui soggetto è cil”, riferito all’imperatore Enrico VI. Come accennato prima, Pza e soprattutto f hanno spostato il significato della tornada verso quello di una canzone d’amore di modo che cil è diventato: za celle e f la belle, mentre in fP l’appello è rivolto a Dio perché salvi l’alto valore della contessa: sal dieus (P deus). Italianismi in za v. 37 vestre, v. 38 mi. La seconda tornada è l’unica strofa della canzone in cui cambia il mot refrain da pris a Louis, cosa che sembra sottolineare il dispiacere causato a Riccardo dal tradimento del nipote. Al v. 41 il nome Loeÿs dovrebbe contare 3 sillabe come probabilmente in C loweis, OX loeys, forse N looys (U loweiis è aggiunto da mano più moderna), mentre fPza leggono loys (2 sillabe), con f che corregge: la maire de loys.