Secondo Bédier 1909, 277, la canzone doveva avere sei coblas doblas; tra le tre mancanti, la prima strofe: «Les strophes que nous avons sont les strophes II, III, IV». Il testo da lui presentato inizia dunque dalla seconda cobla. Al contrario Dronke, p. 106, n. 1, dichiara: «intuitively, I feel it is perfect as it stands, and would only be spoilt by the addition of further stanzas (...). Or is this a purely subjective and anachronistic judgement?».

1Jherusalem, grant damage me fais. L'allocuzione (incipitaria?) a Gerusalemme è un unicum nel corpus delle canzoni oitaniche di crociata, dove la città santa personificata ricorre altre due volte: nel refrain della canzone Pour lou pueple resconforteir (RS 886) di Maître Renaut ai tempi della crociata del 1189: ‘Jerusalem plaint et ploure / lou secors, ke trop demoure’, nella canzone Jerusalem se plaint et li pais di Huon de Saint-Quentin (RS 1576), dopo il fallimento della quinta crociata; e nel sirventese anonimo composto dopo il votum crucis di san Luigi, Un serventois, plaît de déduit, de joie (RS 1729), vv. 19-20: ‘Jérusalem, tant es desconfortee / sur toi en est li domages venuz’. In ambito castigliano si affianca il Pianto anonimo Ay, Iherusalem! o Planto por la caída de Jerusalén della metà del XIII secolo, per cui si vedano Asensio 1960 (che lo data tra il 1272 e il 1276) e Franceschini 2005 (che lo data tra il 1245 e il 1252). Il motivo specifico nelle chansons d'ami e de départie della imprecazione contro chi ha causato l'allontanamento dell'amato scivola in questa strofe dal lamento rivolto a Gerusalemme alla ira contro Dio, al v. 6: ‘si qu’a bien pou que vers Deu ne m’irais’, che ritroviamo anche nella chanson de femme di Guiot de Dijon, probabilmente contemporanea a questa, Chanterai por mon corage (RS 21), in cui la fanciulla si rivolge a Dio con gli stessi versi queruli: ‘Sire Deus, por que·l feïs? / Quant l'une a l'autre atalente, / por coi nos as departis?’ (vv. 30-32). Rinaldo d'Aquino nel lamento per la partenza del crociato Giamäi non mi conforto (7.6, Comes 2008) impiega lo stesso motivo, ma qui la querela della fanciulla è rivolta a Federico II che le porta via l'amato: ‘Lo 'mperadore con pace / tuto lo mondo mantene / ed a meve guerra face, / che m'à tolta la mia speme’ (v. 33-36). In questo caso il riferimento alla crociata di Federico permette di datare il testo al 1228 (cfr. Antonelli 2008, XXXVIII). Ma il motivo è soprattutto presente in A la fontana del vergier di Marcabru (BdT 293.1), in particolar modo ai versi 17-21: ‘Jhesus», dis elha, «reys del mon, / per vos mi creys ma gran dolors, / quar vostra anta mi cofon, / quar li mellor de tot est mon / vos van servir, mas a vos platz’. Nella cobla successiva la imprecazione contro Luigi VII al v. 26 («Ay! mala fos reys Lozoïcx») è l'evidente fonte remota. La presenza nella stessa sezione di M della strofe notata di Maroie de Dregnau de Lille, sebbene non contigua a RS 191, ha probabilmente indotto Dronke 19963, 106, n. 1, a pensare di assegnare la composizione di questo lamento per la partenza del crociato a una donna: «I think it quite possible that the author was a woman».

3sachiez, vos. Il passaggio dalla II ps. sing. alla II ps. pl. sembrerebbe incongruo; forse la ragione potrebbe trovarsi nella natura recitativa della canzone, come se si trattasse di una estemporanea allocuzione al pubblico.

8porroiz: Lindelöff-Wallensköld, p. 98, stampano porrez.

12-13Bédier, seguendo Lindelöf e Wallensköld, raccorcia i due versi «pour en écarter la 'césure épique'» ponendo a testo: ‘Quant me membre del douz viaire cler / que soloie baisier et acoler’. Rosenberg 1981, 108, ripristina la lezione del codice limitandosi a segnalare le scelte degli editori precedenti. Mölk 1989, 217, considera invece superflua la scelta di normalizzazione sillabica.

14dervee: anche il motivo della pazzia nel ricordo dell'amico crociato si ritrova in Guiot de Dijon (RS 21), vv. 3-4: ‘car avec mon grant damage / ne vueill morir n'afoler’»; e in Rinaldo d'Aquino, Giamäi non mi conforto (7.6), vv. 25-26: ‘La croce salva la gente / e me face disvïare’.

17-18Si sai de voir que qui muert por amer / trusques a Deu n’a pas c’une jornee. La fanciulla pone l'amore per il suo amico più in alto dell'amore per Dio ed è consapevole che le costerà l'accesso diretto al Paradiso. Bédier traduce: «a plus d'une étape à fournir pour aller jusqu'à Dieu». Sull'ambiguità della costruzione, cfr. Rosenberg 1981, p. 108: «it is no clear whether n'a pas c'une is to be understood, as in Bédier-Aubry, in its modern sense, 'does not have only one', or in the earlier sense, 'has only one'». Nella sua riedizione del 1998, 215, Rosenberg traduce: «Has more than one day’s journey to God», seguito da Doss-Quinby et al. 2001, p, 146. Per Dijkstra 1995, 160 i versi 17-18 «suggèrent que celui qui meurt par amour doit s’attendre à un long séjour au purgatoire avant d'être admis au paradis».

19lasse! mieuz vueil en tel jornee entrer!. Il richiamo va ancora all'ultima cobla di A la fontana dal vergier di Marcabru (BdT 293,1), vv. 36-42; ‘”Senher”, dis elha, “ben o crey / que Dieus aya de mi mercey / en l’autre segle per jassey, / quon assatz d’autres peccadors; / mas say mi tolh aquelha rey / don joy mi crec; mas pauc mi tey, / que trop s’es de mi alonhatz”’.