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RS 640

Anonymous

Anonimo

I Bien mostre Diex apertement que n’ovron mie a son plaisir, quant si vilment nos lait honir 4 en Albigois, ou a tel gent qui de nului ne se defent qui en chanp les puisse tenir. Or i sunt mort nostre parent, 8 et nos font la terre gerpir.

II Trop vit clergiez desloiaument: par tot lo mont voi Deu traïr; sa grant besogne fist perir 12outremer, n’a pas longement, que nostre haut conquierement fist tot en perte revertir. Encor m’en met ou jugement 16au boen roi qui nen doit mentir.

III D’umilité n’i a noient, lor orguel ne puet nus sofrir; tot vuelent lo monde saisir 20par lor escomenïement. Tant ont avoir et tienement, qe par rober, que par tolir, que chascuns vuet ce qu’il enprent, 24soit torz, soit droiç, faire fornir.

IV E, Diex! tant metent malement ce c’unt des morz ensevelir en lor garces paistre et vestir, 28en boivre et maingier trop sovent; il deüssent tant seulement lor lase vie sostenir, et le sorplus par boen talant 32au besogneus Deu departir.

V Rome, don nostre loi descent, nos par fait del tot esbaïr, c’a son hués veaut tot retenir 36ce que por pechié nos deffent; por loier asot et sospent, et vant ce que Dex rove ofrir, et marie si pres parent 40que la loi no doit consentir.

VI Dex les tut toz ou les ament, si qu’il nos puisse garantir; ou se ce non, procheinement 44nos convendra sanz loi morir.

I God clearly shows that we are not acting according to his wishes, when He allows us to be so shamefully humiliated in the Albigeois, where there are such people who encounter no adversary who can withstand them on the battlefield. Now our kinsmen have died there, and they make us leave the land.

II The clergy lives most dissolutely; all over the world I see God betrayed; not long ago they made His great business perish overseas, for they turned our high conquest into failure. Nevertheless I submit to the judgment of the good king who cannot lie.

III There is no more humility in them; no-one can endure their arrogance. They want to take over the whole world through their use of excommunication. They own so much wealth and property, either by robbery or by extortion, that each wants carried out whatever he decides on, whether it be right or wrong.

IV Ah God, how wickedly they spend what they receive from burying the dead on dining and clothing their strumpets, in constantly eating and drinking! They ought to restrict themselves to sustaining their wretched lives, and gladly distributing the surplus to God’s poor.

V Rome, the origin of our religion, makes us utterly and completely perplexed, for it wants to reserve for its own use everything it forbids us as sinful; it absolves and excommunicates for money, and sells what God asks us to offer freely, and marries close kin such as the law should not allow.

VI God kill them all or reform them, so that He may protect us; if not, we shall soon have to die faithless.

I Dio (ci) sta facendo chiaramente capire che non stiamo agendo secondo la sua volontà, dal momento che ci lascia umiliare in modo così vergognoso in terra albigese, dove c’è una tale gente che non trova nessun avversario che possa resistergli in battaglia. Ora (ecco che) i nostri congiunti sono morti laggiù ed essi ci costringono a lasciare la terra.

II Il clero vive in modo troppo dissoluto; ovunque nel mondo vedo tradire Dio; non molto tempo fa ha fatto fallire la sua grande impresa oltremare, poiché ha mandato in malora la nostra importante conquista. Tuttavia mi rimetto al giudizio del buon re, che non può mentire.

III Non c’è più umiltà; nessuno può sopportare il loro orgoglio. Vogliono dominare tutto il mondo con le loro scomuniche [condanne morali]. Hanno tanti beni e averi, in parte rubati e in parte estorti, che ognuno vuole portare a compimento ciò che intraprende, giusto o sbagliato che sia.

IV Ah Dio, come spendono malamente ciò che ricevono dal seppellire i morti per rimpinzare e rivestire le loro prostitute, o nel bere e mangiare troppo spesso. Dovrebbero limitarsi a sostentare la loro misera vita e distribuire di buon cuore il sovrappiù ai poveri di Dio.

V Roma, da cui dipende la nostra fede, ci turba profondamente e completamente, perché vuole coltivare a suo piacimento ciò che vieta a noi in quanto peccato; assolve e condanna dietro compenso, e vende ciò che Dio chiede di offrire, e unisce in matrimonio parenti così stretti che la legge non può permetterlo.

VI Dio li faccia morire tutti o li faccia cambiare, in modo da poterci proteggere, o altrimenti ben presto ci toccherà morire senza fede.

Historical context and dating

The song’s opening lines refer to a difficult moment for the French during the Albigensian Crusade, most probably Amaury de Montfort’s defeats, particularly between 1219 and 1222 (Serper 1983, pp. 4-5; Cassignol 2006, pp. 146-151). The reference in vv. 1-8 is general enough to fit the whole decade spanning the reconquest of Beaucaire in 1216 and Raimon VII’s final successes in 1224; but if we take account of the fact that vv. 11-14 probably refer to the loss of Damietta on 8 September 1221, the date of the song’s composition can be restricted to 1222-1224, most probably close to the surrender of Damietta (1222-1223). This is the view of Serper 1983, pp. 4-5 and Vatteroni 1999, pp. 60-62, inter alia. A later date cannot be ruled out, as for Thibaut de Champagne’s song RS 273, and Guillaume le Clerc in his Besant de Dieu shows that the memory of the Egyptian victory still weighed heavily on people’s minds in 1226-1227. But it seems difficult to go as far as 1226, the year in which Louis VIII takes the Cross and reinvigorates the anti-Albigensian campaign, and in any case it is impossible to go later than the treaties of Meaux-Paris in 1229 which sanction the major redrawing of the boundaries of the county of Toulouse. Clearly the attribution to Moniot d’Arras is to be rejected and the text should revert to anonymity.

Contesto storico e datazione

I versi iniziali della canzone si riferiscono a un momento di difficoltà dei francesi durante la crociata albigese, identificabile con tutta probabilità con le sconfitte subite da Amaury de Montfort, in particolare tra il 1219 e il 1222 (Serper 1983, pp. 4-5; Cassignol 2006, pp. 146-151). In realtà, il riferimento dei vv. 1-8 è sufficientemente generico da adattarsi a tutto il decennio che va dalla riconquista di Beaucaire nel 1216 fino agli ultimi successi ottenuti da Raimondo VII nel 1224; ma se si tiene conto che i vv. 11-14 si riferiscono probabilmente alla perdita di Damietta dell’8 settembre 1221, la composizione della canzone si potrà restringere tra il 1222 e il 1224. Una data di composizione vicina alla resa di Damietta (1222-1223) sembra dunque la più probabile, ed è sostenuta tra gli altri da Serper 1983, pp. 4-5 e Vatteroni 1999, pp. 60-62. Non si può escludere del tutto una data più tarda, come per la canzone RS 273 di Thibaut de Champagne, e Guillaume le Clerc nel suo Besant de Dieu ci dà la prova che il ricordo della disfatta egiziana pesava ancora nel 1226-1227. Ma se sembra difficile scendere sotto il 1226, anno in cui Luigi VIII prende la croce e rinvigorisce la campagna antialbigese, è in ogni caso impossibile andare oltre i trattati di Meaux-Parigi del 1229 che sanciscono il forte ridimensionamento del conte di Tolosa. Ovviamente l’attribuzione a Moniot d’Arras è da rigettare e il testo dev’essere restituito all’anonimato.