RS 665a=1098a
Anonymous
Anonimo
I Ore est acumplie par [le] myen escïent la plente Jeremie 4 ke oï avum suvent, ke dist: «Cum[ent] set sule cyté plene de fule plurant amerement! 8Ore est sanz marïage e mis sur grief truage la dame de la gent».
II Ceo est [de] saynte Glise, 12trestut apertement, ke est hunye e maumise, chescun veyt bien cument: ele se gient e plure, 16n’est nul ke la sucure de [tut] sun marrement; mes chescun la defule e tire cum nel sule; 20çoe est duel verrayment.
III Jadis fu [cleregie] franche e [a] desus, amee et cherie, 24[ke] nule rien [pot] plus: mes ore est enservie e tant [est] avilie e abatu[e] jus; 28par [ic]eus est hunie dunt dust aver aÿe; jo n’os [en] dire plus.
IV Le rei ne l’apostoille 32ne pensent autrement [mes coment] il nus toillent nos biens e nostre argent, çoe est tute la summe; 36ke la pape de Rume au rei [trop] se consent; pur ayder sa curune, la disme a clers li dune, 40si [en] fet sun talent.
V Le rei vet a Surie par bon entendement: vivẹra de rubberie 44ke la clergiẹ li rent, ja ne fẹra bone enprise, pur reyndre seynte Glise, jo quid certaynement. 48Ke veot aver [semblance] regarde·l(e) rei de France e sun achiefement.
VI Grevus est li tallage, 52mes y (nus) cuveynt suffrir; mes ceous nus funt damage, ky le deyvent cuillir. Mes que ke nus [en] die 56chescun en sun quer prie, si Deu le veut oïr, ke Dampnedeu (les) maudie (tut) ceous ke mettent aÿe 60pur [le] nostre tolir.
I Now is fulfilled, it appears to me, the lament of Jeremiah we have often heard, which says: “How alone stands the city full of folly, bitterly weeping; now she is husbandless and subject to heavy tribute, the princess of the peoples”.
II This most patently refers to the holy Church, which is being dishonoured and abused, and all can see well how: she groans and weeps, there is no-one who aids her in all her tribulations; but each tramples on her and drags her on the ground (?); this is truly sorrowful.
III Time was that the clergy was free and respected, loved and cherished above all else: but now it is enslaved and greatly vilified and disprised; and it is traduced by those who ought to succour it; I dare not say more.
IV The king and the pope think of nothing but stealing our goods and money from us, this is the sum of it; for the pope of Rome is too compliant with the king; to support his crown, he grants him the clergy’s tithe, and he does what he likes with it.
V The king goes to Syria with good intentions, (but) he will live on the spoils given him at the clergy’s expense, and I certainly believe he will not succeed in his plan to reimburse the holy Church. If anyone wants to have proof let him look at the king of France and what he has achieved.
VI The tax is grievous, but we have to put up with it; but those who have to collect it damage us. Whatever anyone may say, each man prays in his heart – may God hear him – that the Lord will curse all those who collaborate in taking from us what is ours.
I Ora è compiuto a mio parere il lamento di Geremia che abbiamo spesso ascoltato, che dice: “Come sta sola la città piena di folla, piangendo amaramente; ora è senza marito e sottoposta a un pesante tributo, la signora delle genti”.
II Questo è riferito alla santa Chiesa, in tutta evidenza, che è offesa e maltrattata, e ognuno vede come: essa geme e piange, non c’è nessuno che la soccorra in tutte le sue tribolazioni; ma ognuno la calpesta e la trascina a terra (?), e questo è un grande dolore.
III Un tempo il clero era libero e rispettato, amato e benvoluto sopra ogni altra cosa: ma ora è reso schiavo e molto umiliato e disprezzato; ed è vituperato da coloro che dovrebbero aiutarlo; non oso dire di più.
IV Il re e il papa non pensano ad altro che a spogliarci dei nostri beni e del nostro denaro, e questo è quanto; infatti il papa di Roma è troppo accondiscendente col re; per sostenere la sua corona, gli concede la decima del clero, e ne fa ciò che vuole.
V Il re va in Siria con buone intenzioni, (ma) vivrà del frutto della rapina perpetrata ai danni del clero, e penso davvero che non farà un buon affare per risarcire la santa Chiesa. Chi vuole avere una prova guardi il re di Francia e i risultati della sua impresa.
VI La tassa è gravosa, ma bisogna sopportarla; ma coloro che la devono raccogliere ci fanno violenza. Checché se ne dica, ciascuno nel suo cuore prega – Dio possa ascoltarlo – che il Signore possa maledire coloro che collaborano a toglierci ciò che è nostro.
Text
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Luca Barbieri, 2014.Historical context and dating
The introductory rubric in ms. L explicitly dates the song to 1256 (Istum canticum factum fuit anno gratie .m°cc°.lvi°. super desolacione ecclesie anglicane), and the Latin chronicle of the reign of Henry III of England contained in the same codex indirectly confirms this, inserting into the margin of f. 105v, which corresponds to the year 1256, an explicit reference to the French song (In fine libri invenies canticum hoc anno gallice compositum super desolacione ecclesie anglicane). Henry III had taken the cross in 1250, but in 1255 the pope had invited him to commute his vow, promising him the throne of Sicily in exchange for military assistance against Manfred, son of the emperor Frederick II. The pope had also promised Henry economic support through a new round of ecclesiastical taxes; the same Latin chronicle of ms. L refers to the protests of the English clergy against the pope’s decision to devolve the tithe to the king (f. 105r). The absence of lines referring to the crusade in L’s version seems to confirm the idea that the clergy’s protest was directed against the collection of funds for the Sicilian affair rather than the expedition to the Holy Land. For this reason some critics have maintained that O’s reference to the crusade is incompatible with the situation in 1256, but that it must be connected to a revision of the text that must have taken place at the time of taxation linked to crusading plans of Edward I, Henry’s son and successor (1274-1276, 1287 or 1291-1292). In reality the date 1256 attestated by L should not be set aside, since Henry III never officially agreed to commute his vow, as the bishop of Hereford, the pope and his legate Rostand advised him to do; on the contrary, he continued to affirm his wish to leave for the Holy Land, as he delegated the administration of the Sicilian affair to his son Edmund (Weiler 2006, pp. 147-155; Tyerman 1988, p. 119 n. 32). Confirmation of this is found in the authoritative Chronica majora of Matthew Paris, who at the beginning of 1256 records the protests of many monastic communities against the rapaciousness of the merchants charged with collecting the tithe who did not hesitate to assert that the money was for the king’s crusade (Chronica majora V, pp. 536 and 552). The idea of dating the text to the reign of Edward I are plausible but not very likely, especially as the single real crusading levy to have left any trace in contemporary chronicles relates to 1291-1292 and does not seem to have provoked particular protests on the clergy’s part. Such a late dating would also make it hard to explain the reference to the king of France, whereas this is certainly relevant to the context of 1256.
Contesto storico e datazione
La canzone è datata esplicitamente al 1256 nella rubrica introduttiva riportata dal ms. L (Istum canticum factum fuit anno gratie .m°cc°.lvi°. super desolacione ecclesie anglicane), e la cronaca latina del regno di Enrico III d’Inghilterra contenuta nello stesso codice conferma indirettamente la datazione inserendo a margine del f. 105v, che corrisponde all’anno 1256, un riferimento esplicito alla canzone francese (In fine libri invenies canticum hoc anno gallice compositum super desolacione ecclesie anglicane). Il re Enrico III aveva preso la croce nel 1250, ma nel 1255 il papa l’aveva invitato a commutare il voto garantendogli il trono del regno di Sicilia in cambio di un aiuto militare contro Manfredi, figlio dell’imperatore Federico II. Il papa aveva anche promesso a Enrico un sostegno economico tramite una nuova raccolta di imposte ecclesiastiche; la stessa cronaca latina del ms. L fa riferimento alle proteste del clero inglese contro la decisione del papa di devolvere la decima al re (f. 105r). L’assenza dei versi che si riferiscono alla crociata nella versione di L sembra confermare che la protesta del clero fosse indirizzata contro la raccolta di fondi per l’affare siciliano piuttosto che per la spedizione in Terra Santa. Per questo motivo alcuni critici hanno ritenuto che il riferimento alla crociata contenuto nella versione del ms. O non potesse accordarsi con la situazione del 1256, ma dovesse riferirsi piuttosto a una revisione del testo operata al tempo di una delle tassazioni legate ai progetti di crociata di Edoardo I, figlio e successore di Enrico (1274-1276, 1287 o 1291-1292). In realtà la data 1256 attestata da L non dev’essere affatto scartata, perché Enrico III non accettò mai ufficialmente di commutare il voto, come gli consigliavano il vescovo di Hereford, il papa e il suo legato Rostand, ma sembra al contrario aver riaffermato la sua volontà di partire per la Terra Santa, delegando la gestione dell’affare siciliano al figlio Edmondo (Weiler 2006, pp. 147-155; Tyerman 1988, p. 119 n. 32). Una conferma in questo senso arriva dall’autorevole Chronica majora di Matteo Paris, che registra all’inizio del 1256 le proteste di molte comunità monastiche contro l’esosità dei mercanti incaricati della riscossione delle decime, che non esitavano a sostenere che il denaro raccolto doveva servire a finanziare la crociata del re (Chronica majora V, pp. 536 e 552). Le ipotesi di datazione che riguardano il regno di Edoardo I sono plausibili ma poco probabili, anche perché l’unica vera tassazione per la crociata che ha lasciato tracce nelle cronache del tempo è quella del 1291-1292, che non sembra aver suscitato particolari proteste del clero. Inoltre una datazione così tarda renderebbe difficile da spiegare il riferimento al re di Francia, che invece risulta pertinente nel contesto del 1256.